Il the è una tazza di vita (Anonimo) |
29 gennaio 2015
"La sfida al Quirinale non appassiona".
Oggi, leggendo i giornali, ho percepito una certa preoccupazione da parte dei giornalisti poichè gli italiani non si sono appassionati al "caso Quirinale". Dietro la preoccupazione sono certa si nascondesse del rammarico.
Da quanto tempo sento parlare di Quirinale e successione al Colle? E nonostante tutti gli sforzi fatti dai mezzi di comunicazione, la gente non si è appassionata, chissà perché.
Il caro Napolitano era ormai arrivato all'esaurimento (delle sue energie intendo) e ha aperto la strada alle nuove consultazioni per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Spiegato in forma semplicemente comprensibile ma seriosa come richiede un simile evento.
Invece, negli ultimi tempi, ci hanno rincoglionito con frasi fatte e slogan sportivi del tipo: "corsa al Colle"; "battaglia per il Quirinale", "la partita del Colle", "il totopresidente", "la scommessa del Quirinale", trattando uno degli eventi più importanti di una democrazia come fosse una partita di calcio. Da alta attenzione, ovvio, tipo un derby, non una partita di serie B.
Ma come in uno scontro tra ultrà (che i rappresentanti del popolo, al cospetto dei mezzi di comunicazione di massa, denigrano nelle sue forme di violenza), politici di tutti i generi si sono fatti la guerra con mezzucoli di bassa lega al fine di far eleggere il nome a loro preferito. Cioè quello che, alle prossime elezioni, gli porterà più voti. I loro ronzii ancora mi girano nelle orecchie. Come le promesse, le belle parole, i falsi buonismi, gli attacchi (spesso in dialetto o in italiano sgrammaticato), le offese, le denigrazioni. Eccolo qui il gioco della politica: dire tanto per non dire niente. E dire per dire, allora tanto vale parlare come al bar dello sport: scommettere, correre, battagliare, vincere, perdere (il pareggio mai, perchè la politica, dallo sport, evita di prendere ciò che di buono ha).
E le orecchie di noi cittadini sono piene (e non solo le orecchie).
Noi compaesani, cari politici e comunicativi professionisti, siamo preparati alla suspance e alla battaglia: siamo allenati.
Sentiamo parlare di palle e palloni sette giorni su sette (intendo dire tra campionato, anticipi, posticipi, coppe, turni infrasettimanali, partite delle 12, 15, 18 e 21 - da giocare su tutte le ruote).
Siamo allenati al pathos da tutti gli avvenimenti di cronaca che avvengono e che tengono incollati alla notizia (insegnano i vari casi: Franzoni, Scazzi, Erika e Omar, Meredith, Erba, le bestie di Satana e il mostro di Firenze, tanto per dirne alcuni).
Noi cittadini, cari politici, siamo dei professionisti e se volete accalappiare la nostra attenzione non dovete giocare sul pathos o sulle definizioni calcistiche o psudo-sportive. No, cari politici. Perchè a noi italiani piace chi fa bene il proprio mestiere e, con i termini appropriati nonchè con un senso civico fuori dall'odinario, trasmette competenza e serietà.
E se, comunicatori e politici, volete davvero tornare ad appassionarci, siate voi i primi ad essere appassionati a ciò che spiegate e a ciò in cui credete. Tutto il resto è una mera chiacchiera da bar.
Iniziano le consultazioni per il nuovo Presidente, ma già si sa che non verrà eletto immediatamente. E' l'accordo degli ultrà che devono fingere di darsi battaglia.
E' l'ora del the. Acqua, bollitore, infusione. Limone, senza zucchero.
Peccato, lo berrò da sola. Se fossi stata in una Nazione popolata da politici seri, il the, oggi pomeriggio, l'avrei bevuto col nuovo Presidente della Repubblica Italiana.
Monia G.
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